Note critiche

  • I nuovissimi artisti di Prato Raffaele De Grada - 1980

    I nuovissimi artisti di Prato

    La figurazione incompiuta di Nuti travalica il tempo fisico nel disegno espressionista che può ricordare le tesi di Guerreschi, ritorte a personali esperienze.
    Nuti si chiude alla natura per esplorare il profondo di una psiche turbata dall‘informe moderno, che non gli dice più nulla.
    Nuti fa parte di una tendenza diffusa che si avverte senza clamore di pubblicità,
    ma come urgenza di riprendere il discorso rappresentativo.

    Raffaele De Grada
  • Appunti di Viaggio Sandro Veronesi - 1992

    Appunti di Viaggio

    Quello che mi affascina della pittura é la sua capacità di suggerire un mondo attorno all’immagine ritratta. Come se i quadri fossero cartoline che l’artista ci invia dai luoghi di un mondo, appunto, che anziché essere da lui creato sia semplicemente visitato, scoperto. A volte l’impressione suscitata da questi mondi contrasta con quella suscitata dalle immagini: é terribile, per esempio, il mondo di cui parla Picasso – chi vorrebbe viverci mai? – eppure le sue cartoline di saluti da laggiù sono meravigliose...
    Giovanni Nuti invece ha intorno un mondo che gli invidio. Le cartoline che ci manda non hanno lo scopo di impressionarci con la potenza di una rivelazione, o di stupirci con lo schiaffo di un’utopia, sembrano piuttosto inviti a raggiungerlo dove si trova. Non c’é mai, ecco, freddezza nei segni che traccia, come se lo sforzo intellettuale compiuto per concepirli fosse totalmente dimenticato. Come se quel mondo di cui ci manda le illustrazioni non fosse affatto la destinazione d’un viaggio, ma il punto di partenza, la sua casa, il suo luogo d’origine, miracolosamente ritrovato dopo una lunga peregrinazione.

    Sandro Veronesi
  • Un’ostinazione umanistica Micahel Greco - 1996

    Un’ostinazione umanistica

    Possiamo leggere l’opera di Giovanni Nuti, dal suo esordio consapevole negli anni settanta fino ad oggi, come la tessitura di tre idee formative: biografica, stilistica e tematica. E’ la vita che conduce l’arte e l’arte é la forma più alta della vita, così l’elemento biografico informa lo stile e il tema della Sua pittura e ancora di più l’approdo recente alla scultura...Di fronte a questa drammatizzazione psicologica si pone una scelta spirituale che può essere confusa con un apparente eclettismo culturale di Giovanni, medico, musicista e pittore; ma che più profondamente é un’ostinazione umanistica: l’ostinata testimonianza della realtà e centralità dell’anima attraverso l’esercizio virtuoso delle arti. Questo processo avviene oltre il dominio specialistico e riduzionista della tecnologia, che per esempio ha tolto alla medicina la propria qualificazione di arte.

    Micahel Greco
  • Un artista italiano Micahel Greco - 2002

    Un artista italiano

    Giovanni Nuti è un artista italiano. Nella sua opera il disegno è sempre la struttura della materia; la modernità è l’occasione di una resurrezione, della bellezza dalle ceneri del linguaggio, perché oggi sono rare le opere d’arte, confuse tra i molti paradossi linguistici contemporanei. Nuti è un artista consapevole della possibilità di esprimere, attraverso l’arte, un mondo indescrivibile con la sola logica. Perché l’arte non è un linguaggio, ma un mondo: la bellezza, come la verità per il pensiero scientifico, è la sua idea regolativa e un&rsquoopera d’arte è bella quando contribuisce a creare l’abitazione spirituale dell’umanità...Molti anni fa, discutendo con lui del significato dell’arte e della sua evoluzione, mi accennò ad una definizione che gli era cara e di cui aveva scritto qualcosa nel primi anni settanta per una rivista letteraria fiorentina (Corriere Poeti e Pittori; Firenze, Luglio 1974, n° 3): chiamò il suo stile Essenzialismo Poetico, come a dire che il compito dell’arte potrebbe essere quello di esprimere in forma poetica essenziale un qualcosa di nascosto che così, solo così può venire alla luce.

    Micahel Greco
  • Un personaggio a tutto tondo Franco Riccomini - 2003

    Un personaggio a tutto tondo

    Riguardo alla sua opera gli accostamenti a Bacon e Freud si sprecano: ma non é proprio così. I suoi “viaggi” artistici, i suoi “ritrovamenti” ci mostrano un Nuti la cui cultura ha radici che vanno dal Rinascimento all’Arte Povera compiendo un percorso ampio dove la sofferenza sembra avere una parte predominante.

    Franco Riccomini
  • Essenzialismo Poetico, una teoria estetica Giovanni Nuti - 2004

    Essenzialismo Poetico, una teoria estetica

    Nel processo artistico abbiamo la rappresentazione di un collegamento essenziale, di una relazione tra il soggetto, l’artista, e un oggetto esterno o interno, dalla particolare prospettiva dell’io individuale. Si tratta dell’oggettivazione estetica dell’esperienza soggettiva della contemplazione. Chiamo questa teoria “Essenzialismo Poetico”. Non è la ricerca dell’essenza della cosa, ma dell’essenza della relazione poetica, fuori dei paradossi linguistici contemporanei. L’opera d’arte non é rappresentazione di un oggetto e non é un semplice oggetto, essa é il segno della relazione con un oggetto e con i suoi infiniti e mutevoli significati. Infine, per un gioco di significazione sempre più inclusiva e concentrica, l’opera é relazione con sé stessa, con la creazione artistica, nel suo progredire attraverso i gesti, le forme e i risultati. Si tratta di una posizione estetica diversa da quella affermata da Lichtestein: “Un mio quadro non sembra il dipinto di qualche cosa, ma sembra la cosa stessa”. Questa illusione dell’oggetto, questa idolatria oggettuale attraversa tutta l’arte del Novecento e contemporanea. Così quando J. Johns nel 1955, stanco della classica “finestra rappresentativa” del quadro, dipinge Flag si illude di oggettivare la bandiera degli Stati Uniti; in realtà, segretamente, forse inconsapevolmente, rappresenta una nuova finestra, la sua relazione essenziale con la bandiera e con i significati di quella bandiera: non ricrea l’oggetto, ma la relazione con l’oggetto e il suo valore. Infatti il mondo oggettivo non esiste per l’arte, in essa appare il mondo trasfigurato, il mondo umanizzato.

    Giovanni Nuti
  • Per Giovanni Nuti Giuseppe Billi - 2004

    Per Giovanni Nuti

    Notevole é, attualmente, il suo impegno plastico. Anche qui c’è un suo “doppio”, una dualità straordinaria che è, comunque, l’incontro complementare dell’aspetto meditativo e della poesia, debordante in piena libertà. E parlando di impegno plastico di Nuti, non ci si riferisce solo a oggetti con una loro “missione”: naturale e mistica insieme. C’é anche uno stile di “aggetto” nelle carte e nelle tele, che non è di evasione da limiti imposti, ma è il superamento di una conduzione segnica che ha bisogno di “sonorità” spaziale; e poi diventa musicale, mentale, assolutamente flagrante e supremamente metafisica. Insomma, Giovanni Nuti è un artista che sa cogliere e raccogliere frammenti di un mondo poetico in libera circolazione, con un progetto “d’ordine” spirituale, che fa, momentaneamente, una pausata deriva. Ma, subito, si muove per nuovi, straordinari e imprevedibili viaggi.

    Giuseppe Billi
  • Il dubbio dei dubbi Sandro Veronesi - 2005

    Il dubbio dei dubbi

    Ho capito una cosa. Ho capito perché sento il lavoro di Giovanni Nuti così fratello del mio. Perché non è assertivo, è dubitativo. Tanto instancabile è la sua ricerca di forme e materie modellate dalla natura, quanto insolubile rimane il problema che ne deriva – di cosa farne, dopo averle trovate. Tanta fatica per approdare a una domanda, la stessa che mi pongo anch’io, da sempre: esiste davvero la possibilità di aggiungere qualcosa a ciò che esiste già? E anche la risposta è la stessa: a volte sembra di sì, ma subito dopo invece sembra di no. Questo è il motivo per cui io, da vent’anni, divido il mio impegno tra lo sforzo creativo della scrittura di finzione e quello non meno faticoso della rappresentazione oggettiva delle cose che succedono; e questo, ho capito, è il motivo per cui Giovanni, quando trova due pezzi di legno sulla spiaggia, uno lo lascia com’è, e l’altro lo abbraccia col gesso, lo trasforma in un vuoto e poi lo riempie di lava incandescente, fino a trasformarlo in cristallo. Poi li mette lì, li guarda, e il dubbio dei dubbi si rafforza. Riusciremo mai a scioglierlo, fratello mio? Smetteremo mai di cercare di farlo?

    Sandro Veronesi